La Maldicenza

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La fonte della maldicenza
Non si seppe mai da che paese fosse venuta, né su quale alito di vento. La Voce s’insinuò in ogni anfratto, varcò gli usci delle case, impregnò le strade. L’aria era piena di caligine. “Veronica è già sposata”, disse donna Carolina. Senza nemmeno sapere chi e quando gliel’avesse detto. L’aveva sentito. Ogni paesano mescolò nell’impasto il suo pezzetto di lievito. “E’ già sposata e ha un figlio”, disse un’altra lingua. “E’ già sposata e ha due figli”, continuò un’altra ancora. “E’ già sposata, ha due figli piccoli, un maschio e una femmina”, proseguì una terza. In breve, la Voce divenne una storia da raccontare. Veronica, già maritata da quattro anni, aveva avuto due bambini: Ludovico e Domitilla. Il marito, un noto penalista di città, l’aveva amata così tanto da permetterle di vivere come una regina. Aveva una casa che pareva una reggia. Servi e servitori sempre al suo servizio. E mangiava brioche dalla mattina alla sera. Lei per contraccambiarlo l’aveva tradito in continuazione e, un giorno, se n’era andata di casa. Nel pieno della notte.

La Voce era gonfia e falsa. Ma ai paesani sembrò vera. In quel posto dove non accadeva mai alcunché, una nuova del genere era come un temporale nell’arsura del deserto. Né le donne né gli uomini sentivano più la fame. Ora avevano altro a cui pensare. La sera, si riunivano tutti in piazza a parlare divisi in piccoli crocchi. Il loro vociare, irritante frastuono, era come un levarsi di polvere. Le loro lingue s’annerivano nel catrame delle parole e i loro visi tiravano una smorfia in ghigno.

Tratto dal racconto “L’amore dentro una nuvola” (Giuseppe Pecorelli, “Serenata alla finestra sbagliata e altre storie”, Plectica Editore)

Informazioni tecniche
Dimensioni opera: H 21cm – L 72cm – P 27cm
Materiali: ceramica, carta, acrilico
Tecnica: mista
Anno di produzione: 2008